" Negli ultimi 33 anni, mi sono guardato allo specchio ogni mattina e mi sono chiesto: Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare ciò che sto per fare oggi? E ogni volta che la risposta è stata “No” per troppi giorni di fila, ho capito che bisognava cambiare qualcosa". Steve Jobs
Partiamo con il considerare questo tema dall’etimologia della parola.
Già il termine potrebbe, in un certo senso, far presagire il motivo per cui “cambiare” fa spesso paura. Significa girare, curvare. Fermati e ripensa a cosa accade quando la strada fa una curva. Non vedi con chiarezza quello che arriva subito dopo e perdi, appena fatta la curva, immediatamente quello che avevi alle spalle. Quindi è un po’ come dire che per un attimo “sei nello sconosciuto totale”. E lo sconosciuto fa paura proprio in quanto tale.
La fatica che solitamente una persona fa ad uscire dall’area di comfort è proprio legata all’idea che quel gesto comporti un cambiamento netto (è questo il motivo per cui io non parlo di “uscire” per non dare l’idea di dover abbandonare qualcosa che fino a quel momento è stata la nostra base sicura, bensì di “allargare” l’area di comfort intendendo la possibilità di integrare anche qualcosa di nuovo che fino a quel momento non ne faceva parte).
Il cambiamento fa quindi girare la testa e per questo motivo comporta un attimo di smarrimento, un momento in cui non abbiamo i soliti riferimenti a farci da guida. Ed è proprio qui che subentra la paura prendendo possesso della situazione ogni volta in cui ci dimentichiamo di assumerci la responsabilità di ciò che stiamo facendo.
Foto di nathan dumlao unsplash
Nei percorsi di Counseling che svolgo online o nel mio studio spesso faccio riferimento al processo teorico del cambiamento delineato da Prochaska e DiClemente per aiutare la persona a comprendere in che fase di trova. Secondo questi studiosi il cambiamento si articolerebbe in queste fasi ben distinte tra di loro:
E’ la fase in cui non si pensa minimamente di voler cambiare perché non si avverte alcun disagio che stimoli a farlo.
La consapevolezza di avere un problema che turba il nostro stato d’animo e il nostro quieto vivere ci porta ad immaginare di poter cambiare, ci porta a contemplare, appunto, questa possibilità non nell’immediatezza bensì nei mesi successi
Qui siamo determinati a cambiare, siamo arrivati al punto in cui gli aspetti negativi della situazione in cui ci troviamo ci portano ad immaginare che cambiare sia l’unica soluzione, quella più immediata da porre in essere
La fase dell’Azione ci porta ad agire, a mettere in campo qualcosa che è a tutti gli effetti un cambiamento. Integriamo nel nostro stile di vita un comportamento nuovo e lasciamo andare il vecchio comportamento a cui non associamo più un beneficio
Parliamo di mantenimento quando sono ormai trascorsi almeno 6 mesi dalla messa in atto del nuovo comportamento e quindi è ufficialmente e a tutti gli effetti entrato a far parte del nostro nuovo stile di vita.
L’uscita effettiva da questo modello avviene nel momento in cui un cambiamento non richiede più l’impiego di energie in quanto è ormai acquisito dalla nostra persona ed è entrato a far parte delle abitudini a cui ricorriamo nell’arco della giornata.
Potremmo parlare di RICADUTA tutte le volte in cui torniamo ad adottare nuovamente il comportamento che avevamo lasciato andare e regrediamo così in stadi precedenti del modello.
" Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Lavoisier
Senza esserne davvero consapevoli siamo immersi ogni giorno in numerose forme di cambiamento. Il nostro corpo cambia senza che gli diamo il permesso, cambiano continuamente le emozioni che proviamo nel corso della giornata, cambia il livello della nostra energia.
Finché non permettiamo alla mente razionale di insinuarsi con le sue limitazioni, il cambiamento avviene e noi lo seguiamo. Quando subentrano le convinzioni limitanti ecco che con loro arriva spesso il blocco.
“Quella volta che ho affrontato un cambiamento è stato davvero sofferente. [quindi tutti i cambiamenti implicano sofferenza]. “Ho provato a cambiare ma non ce l’ho proprio fatta. [quindi non sono capace di affrontare i cambiamenti]. “Mi hanno detto che è difficilissimo superare le selezioni per…[se non ce l’hanno fatta loro non posso farcela nemmeno io].
Le convinzioni limitanti possono essere davvero molte. Si insinuano, generano in noi emozioni che tendiamo a subire con la immediata conseguenza che stiamo dove siamo e decidiamo di non cambiare.
A proposito di emozioni, i due ricercatori americani Don Kelley e Daryl Conner nel 1979 hanno parlato per la prima volta di “Ciclo emotivo del cambiamento” identificando 5 fasi che si susseguono all’interno di un processo di cambiamento:
E’ l’entusiasmo iniziale quello che ti fa recuperare energia solo all’idea di iniziare ciò che sarà oggetto del tuo cambiamento (un lavoro nuovo, una nuova esperienza di vita…)
E’ il momento in cui inizi ad affrontare le prime difficoltà o a trovarti di fronte ai primi ostacoli e la motivazione che era presente nella fase precedente, ahimè, inizia a scendere. Qui spesso le persone decidono di ritornare indietro, si scoraggiano o rimpiangono quanto hanno lasciato. Non si danno il tempo di verificare che, andando avanti e continuando, questa fase lascia il posto a quella successiva.
3. REALISMO INCORAGGIANTE
Qui hai lasciato alle spalle l’idea che tutto potesse essere solo magnifico, la paura connessa alle prime difficoltà e hai la capacità di guardare con consapevolezza la realtà che stai vivendo, rimanendo nel qui e ora.
Riuscire a mantenere un sano ottimismo e a procedere con determinazione e coraggio farà in modo che tu veda, presto, dei risultati e questo ti darà modo di ritrovare un sano e giustificato ottimismo
foto di kalei de leon unsplash
Quindi come possiamo far si che il cambiamento diventi un nostro amico? Alla luce di quanto detto fino a qua ti indico e sulla base della mia esperienza persona, ecco alcuni strumenti molto validi:
Metti in luce tutte le convinzioni che si nascondono dentro di te rispetto al cambiamento e inizia, a piccoli passi, a sostituirle con frasi potenzianti e con nuove esperienze positive
Inizia a considerare di poter accogliere il cambiamento come qualcosa di utile per te nel preciso istante in cui si presenta. Se inizierai a pensare questo riuscirai a vivere con maggior naturalezza tutte le emozioni ad esso connesso, senza etichettarne alcune come negative ed altre come positive.
Se stai nel flusso senza immaginare come dovrebbe andare la situazione e il cambiamento che stai vivendo noterai che, indipendentemente dal risultato, il cambiamento ha sempre qualcosa da insegnarti e quell’insegnamento fa parte del cammino di vita che hai scelto di compiere su questa terra
Questi rimedi naturali sono lo strumento più utile che io abbia mai sperimentato rispetto al cambiamento perché permettendo un riequilibrio delle nostre emozioni consentono di vivere in modo più armonico tutto ciò che è ad esse connesso.
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melissa bradley unsplash
Pubblicato il: 13/10/2024
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